ABSTRACT

Il dibattito su concetti quali “Smart City” e “Smart Community” è aperto da tempo, ma non sempre segue traiettorie lineari e coerenti con i bisogni e le attese delle comunità. Per evitare il rischio di incorrere in errori concettuali e metodologici, si ritiene di dover perimetrare, in modo anche parzialmente diverso da quanto fatto fino a oggi, alcuni concetti di base, per dare senso e univocità alle riflessioni e significato e concretezza alle azioni. Il primo concetto da perimetrare è quello di “smart”. Una città o una comunità è intelligente se è in grado di soddisfare i bisogni dei cittadini e degli imprenditori, di generare ricchezza in modo sostenibile, di garantire diritti di cittadinanza e di partecipazione, di aumentare la qualità della vita per tutti i suoi membri. Sembra superfluo, ma purtroppo non lo è, sottolineare che una città o una comunità non è automaticamente intelligente solo perché è tecnologicamente avanzata.
L’altro concetto che si deve perimetrare è quello di “city” o “community”. Nel filone di ricerca intrapreso, si preferisce utilizzare il secondo perché non ha la rigidità dei vincoli territoriali e legislativi. La comunità può essere concentrata in una strada, intorno ad una piazza, in un quartiere o in mezzo quartiere, in una città, in un insieme di città e cittadine, in un’area vasta. Essa è caratterizzata da dinamiche socio-spaziali e socio-culturali che devono integrarsi, valorizzarsi, favorire la produzione di capitale sociale e di risorse, generare valore sociale e valore economico, garantire sviluppo sostenibile e resilienza. È quindi un concetto più flessibile di quello di città, ma al contempo, come ricorda Bauman, adeguatamente solido. Questo è il framework concettuale dal quale si parte per mettere a fuoco modelli di governo e strategie di azione per la Smart Community.


Francesco Manfredi: “Smart Community – Comunità sostenibili e resilienti” – 2016, Cacucci Editore – Bari
Collana Lum School of Management